Ci sono tragedie più grandi di altre e morti che pesano di più? Si può procedere, immersi e affondati nella Storia con il suo carico di lutti e nefandezze, con il misurino del politically correct? Questo sì e questo no. La Frank sì perchè è nota a tutto il mondo, Tatanka Yotanka, il celebre Toro Seduto, no perchè la tragedia è stata pubblicizzata di meno. Un olocausto sì, l’altro no, eppure gli Indiani d’America furono sterminati allo stesso modo.
C’è solo pianto quando si guardano i nomi delle vie. Sergio Ramelli non va bene perchè all’epoca, nel ’75 quando venne ucciso giovanissimo, stava dalla parte sbagliata. Bisogna pareggiare, dicono le opposizioni, si scelgano le targhe con il codice Cencelli.
E magari un morto pesa più di un altro: dipende dalla fama di allora e da quella di oggi. I miei morti. I tuoi morti. Le mie targhe e le tue targhe.
Entrambi finiscono nella fossa comune del supercorretto a tutti i costi, cinquanta e cinquanta, vittime e martiri trattati come figurine Panini. Di certo c’è solo la fede – nel futuro più che nel passato – che mette d’accordo tutti: l’unanimità vera nelle intitolazione di vie e giardini c’è solo per Carmen Hernàndez Barrera, creatrice del Cammino neocatecumenale, e per un generico Piazzale Europa.
Ecco, perchè non cambiamo i nomi con i numeri (Giardino 4, Quindicesima Via etc.) così chiudiamo per sempre queste sterili polemiche? Eh, magari. Qualcuno andrebbe ad analizzare gli stessi numeri e a vedere che significato hanno.