Il dolore che unisce il mondo

Da domani il palazzetto dello Sport di Crotone tornerà alle consuete attività sportive. Sul parquet dell’impianto non ci saranno neanche i segni di una delle più grandi tragedie, figlia della povertà e dell’immane violenza che le sottende tutte, che ha scosso l’Italia nelle scorse settimane. Delle vittime del naufragio di Cutro rimarranno solo gli indirizzi a cui le bare devono essere spedite: 43 in Afganistan, 11 in Germania, 14 a Bologna, una a Crotone, una in Finlandia, sei in Pakistan, una in Iran, una in Tunisia.

Il dolore unisce il mondo e i migranti. Il lutto è ovunque, anche nelle tragedie, come questa, che verranno presto dimenticate, perchè una soluzione agli sbarchi, nonostante le assicurazioni di tutti, non c’è. Ne moriranno altri mille in mare. In molti restranno senza volto e senza qualcuno che ne chieda indietro il corpo. Come in questo caso: 78 seppelliti con il conforto di una preghiera, in ogni angolo del mondo, 11 che saranno sotterrati senza nome e senza destino nel cimitero di Cutro, dal quale si vede il mare assassino.

La località calabrese è ormai, a distanza di poco tempo, fuori dagli obiettivi delle dirette televisive. Resta solo una speranza, che i 36 superstiti del naufragio – hanno fatto richiesta di protezione internazionale – non vivano le loro vite così come l’hanno vissute sino ad ora, nel terrore delle onde e degli scafisti e di chi l’inseguiva.

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