La squadra che ha mandato i grandi club a nanna

Kvara è il Meroni di oggi, magari più disciplinato fuori dal campo, ma sempre fuoriclasse unico. Il Napoli è andato a pescare in Georgia, in Nigeria con l’infallibile killer delle aree Oshimen, in Inghilterra con Ndombele che i londinesi del Tottenham non facevano neanche giocare.

C’è voluta la mano del direttore sportivo Roberto Giuntoli per regalare a Napoli la felicità suprema. Lo scudetto (domenica con la Salernitana in casa, i festeggiamenti sono pronti). Ma anche la dignità che il Nord toglie al Sud ogni attimo, quel sentimento di rivalsa che aveva capito bene Diego Maradona così da portare, a colpi di motivazioni e rabbia, i partenopei al tricolore. E la soddisfazione di aver messo in fila già da metà campionato, vittime sacrificali, Milan, Inter, Lazio e Roma, la Juventus non la contiamo perchè vive le sue stagione societarie più buie e competere non poteva nè, forse, voleva.

Tutti dietro al Ciuccio, asfaltati nel gioco che il tecnico Luciano Spalletti ha studiato per i suoi campioni, il bel gioco di non difendersi mai a spada tratta, ma fatto di accorgimenti veri, tanto che un coreano fino a poco fa sconosciuto dirige la difesa, e da un presidente, Aurelio De Laurentiis, che simpatico alle telecamere magari non è, ma ha saputo aspettare, anno dopo anno, un mattoncino dopo l’altro, il suo turno.

Il Napoli si appresta a vincere il suo terzo meritato scudetto. E per Napoli ogni titolo vale dieci volte quelli degli altri, perchè la passione e l’entusiasmo del nostro Sud a volte, così verace e in fondo ingenuo, a volte ostacola le leggi dei grandi numeri.

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