“Si rivolgono agli elettori come se i cittadini portassero l’anello al naso”. Osvaldo Di Teodoro non è un politico di professione e così, per fortuna, il suo linguaggio è chiaro. E anche le idee. Ciò che più fa arrabbiare questo elegante signore che appoggia la lista di Maria Cristina Marroni (l’outsider della competizione del 14-15 maggio, colei che potrebbe scompaginare i giochi e dopo spiegheremo perchè) è che si parli sempre di “città del futuro” e mai di presente. “Fanno solo promesse in cambio di voti”. E passa subito ai fatti.
“Prendiamo ad esempio la statua di Ivan Graziani. Beh, tra decisione, delibera e realizzazione è passato poco più di un mese. Quarantottomila euro, ma non è questo il punto. E’ che in cinque anni non sono riusciti a fare un dormitorio pubblico”. Insomma, a parte lo sdegno come cittadino per la mancata realizzazione di un’opera socialmente necessaria, Di Teodoro vuole farci capire qualcosa in più e cioè che in questi anni, a suo giudizio, si è navigato a vista. “Hanno governato attraverso eventi e sponsorizzazioni. Cifre importanti, oltre il milione, date alle associazioni. Niente di illegale, chiaro. Ma il Comune è come un’azienda privata e come tale va gestito. Ha oltre ducento dipendenti che equivarrebbero, nel mondo ‘normale’, a una compagnia con un fatturato di duecento milioni. Solo che quest’azienda, il Comune, non ha futuro perchè manca totalmente di programmazione”.
E dice ciò che più gli preme da cittadino: “Di 42 appalti solo 5 hanno avuto un bando, gli altri sono stati concessi tramite affidamento diretto”.
Il male insomma, secondo Di Teodoro, è uno soprattutto, cioè il condizionamento dei partiti sulle decisioni pubbliche. Una sorta di grande Opa sulla vita cittadina che ha portato a scelte non condivise come quella sull’ospedale. “Solo noi abbiamo detto no. Ma se si va avanti in questa direzione, nasceranno certo altre società di servizi. Vale a dire altri voti. E poi la Asl non ha tutti i soldi per costruire, con i suoi cento milioni di debiti. Ma questo non si deve far sapere”.
A quello che lui ritiene essere lo strapotere dei partiti, Di Teodoro risponde con le civiche, “le nostre, quelle che appoggiano Maria Cristina”. Fra poco più di una settimana “l’assenteismo arriverà al 40%, stiamo attraversando un periodo in cui la politica sta perdendo dignità”. Quota il tentativo civico della Marroni intorno al 13-15%. Perfetto per essere l’ago della bilancia delle elezioni teramane (“In questi anni il nostro consenso si è triplicato”).
Se D’Alberto non dovesse vincere al primo turno, allora i giochi si riaprirebbero e potrebbe succedere tutto. “Noi lasceremo i nostri elettori liberi di scegliere”. Ma c’è un retroscena che Di Teodoro ci racconta: “All’inizio il centrodestra avrebbe potuto appoggiare Maria Cristina. C’erano segnali in questo senso. Non se n’è però parlato perchè avevamo già fatto una scelta di libertà”.
Una questione spinosa è, secondo l’esponente civico, il commercio. “Il negozio di vicinato è stato vittima, a causa della cattiva politica, della grande distribuzione. In barba al consumo di suolo si costruiscono centri commerciali. L’ultimo sarà quello di Piano d’Accio con 5mila metri quadri e un albergo di nove piani. Invece che lavorare sui servizi, sul decoro urbano, i parcheggi e il trasporto elettrico, si scelgono soluzioni che a nessuno servono”. “Guardi il corso San Giorgio di Teramo – continua Di Teodoro – Il centro e salotto della città. Negozi con il cartello vendesi fuori o altri che vendono cover”.
“Ci vuole un cambio radicale, di mentalità e proiezione politica. Ho due progetti pronti: uno è il centro logistico a San Francesco, così che i corrieri che arrivano in città possono scaricare le merci, così poi con mezzi elettrici si porteranno in città (creando nuova occupazione). Il secondo è ancora più semplice, è quello di mettere dei bus navetta, sempre elettrici, da questo megaparcheggio che è patrimonio pubblico”. Ma non ci hanno pensato, ci fa intendere Di Teodoro.