“Tu sei uno di quelli che se gli chiedono mille lire, dicono mi raccomando non se le beva… Cosa te ne frega a te se me le bevo o no, oscar della bontà” cantava il grande Enzo Iannacci nella celebre “Son s’cioppàa”. Beh, su questo il Governo, fornendo (meritevolmente) alle famiglie disagiate la card di 382,50 euro per le spese alimentari, è stato chiarissimo: con ‘sti soldi l’alcol non si può comprare, neanche per affogare le proprie pene.
Ma proprio come nella canzone di Iannacci prestando gli sghei il Ministero indica perentoriamente (Allegato I) cosa si può comprare e cosa no. Pesce fresco sì (così rilanciamo il settore, avranno pensato) benchè costi molto, ma bastoncini di pesce (assai economici) no. I surgelati in assoluto sono banditi dagli acquisti. Lo Stato pensa forse alla nostra salute, ma perchè devo prendere il miele naturale e non posso farlo con le marmellate? E le merendine per i ragazzi? (anche queste costano poco).
E’ strano lo zelo con cui qualcuno ha deciso cosa far mangiare ai più bisognosi. Ce n’era bisogno?