“E’ nella terza e più grave di queste piaghe, che veramente diffama la Sicilia ed in particolare Palermo agli occhi del mondo… eeeh lei ha già capito, è inutile che io glielo dico, mi vergogno a dirlo… E’ Il traffico! Troppe macchine… è un traffico tentacolare, vorticoso che ci impedisce di vivere e ci fa nemici famiglia contro famiglia…..”. Nel film “Johnny Stecchino” l’avvocato mafioso che accompagna in auto Benigni per occultare tutto il resto elenca al poveretto le tre piaghe siciliane: Etna, siccità e appunto traffico. Bisogna aggiungere dal mese scorso la voce scontrino.
L’Italia, scoperta finalmente la sua vocazione turistica di alto calibro, come se la crisi avesse illuminato ristoratori e albergatori, è in mano – ostaggio e complice – di questi pezzetti di carta sempre più cari.
In Puglia una frisella che costava fino a maggio 5 euro oggi ne vale 16, come raccontano le cronache, una puccia addirittura 24. Escluso che siano diventati beni di lusso pomodori e origano: la ragione vera è in questa nuova passione italiana, lo scontrino aumentato, o maggiorato che dir si voglia. Lo scontrino che “pela”, insomma.
Nei posti più alla moda, secondo le indicazioni di scuola briatoriana, una margherita può costare anche 45 euro, una giornata al mare per una famiglia con due figli non costa meno di 200 euro (con picchi a 500 e oltre). Ma al peggio non c’è mai fine. Due turisti in vacanza sul lago di Como, a Gera Lario, si sono visti addebitare due euro sul conto perchè il toast da loro ordinato è stato tagliato a metà.
“Il formato del toast viene servito già tagliato in due esatte metà. Ma dobbiamo pagare perché ci siamo divisi in due il toast?” si sono lamentati le ignare “vittime” sui social. E qui la questione dovrebbe finire. Ma il titolare ha replicato: “Se un cliente mi chiede di fare due porzioni di un toast devo usare due piattini, due tovaglioli e andare al tavolo impegnando due mani”. “E’ una richiesta supplementare” ha aggiunto. Che vale due fiorini in più.