Intervista a Marco Pipponzi, 54 anni, laureato in architettura, con specializzazione in restauro dei beni monumentali persso l’Università degli Studi di Firenze con il massimo dei voti. Durante la sua attività professionale di architetto, oltre a diversi progetti di restauro di monumenti dell’entroterra durante la ricostruzione post-sisma del 1997, ha restaurato la chiesa di San Francesco e le palazzine del Lido Cluana a Civitanova Marche. E’ stato assessore ai lavori pubblici e presidente della biblioteca “S. Zavatti” di Civitanova Marche. E’ stato autore di una complessa pubblicazione sul Villino Conti a Civitanova Marche e di varie pubblicazioni specialistiche sul tema del restauro. Titolare, insieme al fratello, dell’impresa edile di famiglia, oggi vive e lavora a Civitanova Marche.
Cosa ha di speciale Civitanova?
Civitanova è una città dinamica e pragmatica in ogni suo aspetto e questo la rende particolare.
E cosa manca?
Se parliamo di cultura, che è il settore di cui mi interesso in varie modalità, bisognerebbe costruire un dibattito continuativo e non solo in occasione di ogni evento. Un dibattito che supporti le numerose manifestazioni che Civitanova organizza e ospita. Un forum, insomma, che introduca gli eventi, magari li pianifichi, e li valuti a seguire.
E’ una questione di risorse?
No, non è una questione di fondi o altro. E’ invece necessario, a mio giudizio, creare una strategia continuativa e pensata per il lungo termine, un tavolo di confronto e programmazione costante, funzionale alla valorizzazione degli eventi anche da un punto di vista del marketing.
Servono location differenti?
Sì, luoghi in grado di offrire una più ampia offerta culturale. A Civitanova ci sono, ma sono location che vanno ripensate e destinate ad un uso più ampio e inclusivo per i prossimi anni, se pensiamo al futuro come dovremmo fare. Durante gli anni della presidenza della Biblioteca, dal 2007 al 2017, proponevo alle amministrazioni di unire la Biblioteca al Teatro Cecchetti in un solo polo culturale, accessibile a tutti e senza barriere, un open space del ‘sapere’ aperto sull’area a verde verso il mare. Inoltre, a Civitanova manca un grande Auditorium, uno spazio adeguato per la musica e la danza.
Ma è una questione di questi anni?
E’ una questione antica ma che oggi è più pressante vista l’esplosione demografica e il dinamismo che questa città sta vivendo.
Come agirebbe per rendere questo progetto realtà?
Attraverso un concorso di idee a livello europeo che coinvolga l’intero assetto urbanistico della città, fatto per piani sovrapposti e coordinati, ognuno con un tema: la cultura, il commercio, la viabilità, il turismo e così via.
Come vede, a parte questo, la Civitanova del futuro?
Auspico un ritorno delle competenze nei vari settori che ho citato, riunite attorno ad un tavolo per un confronto costruttivo, così da fornire idee all’amministrazione. Poi l’assessore decide.
E sui progressi che ha fatto questa città sulla sostenibilità e sull’aspetto green?
E’ una priorità mondiale ed improrogabile. La volontà c’è. Bisogna far capire ai cittadini che per gettare le basi per il futuro è necessaria una programmazione e i risultati si vedranno in venti anni. Però accontentarsi di dotare la città di biciclette elttriche o fare ciclopedonali non basta più. Occorre ripensare l’assetto del territorio in funzione ‘green’, per cominciare ‘meno volumi’ e più spazi vuoti.
Quali sono i luoghi simbolo di Civitanova?
L’asse Comune-Varco-Lungomare per esempio è di grande bellezza e ancora di più lo sarà se si faranno interventi di riqualificazione. Il Borgo Marinaro, riscoperto come ricchezza della città quand’ero assessore, può essere un centro nevralgico: abbiamo “rifatto” via Marte, con una pavimentazione nuova e pulita, aprimmo un varco di luce. A seguire nella zona alzarono le saracinesche una gran quantità di attività commerciali. Ci si può provare ancora e si può creare nel Borgo un polo attrattivo di grande interesse per turisti e cittadini.
E il porto come andrò riqualificato?
Affidare tutto al privato, senza una regolamentazione da parte del Comune, spesso non ha dato risultati attesi e di incompiute la città è piena. Si può sperare di attivare una compartecipazione attiva di vari operatori economici guidati dall’amministrazione sulla base di un piano a lungo termine condiviso, come è già successo per il vicolo Marte.