ll 2024 é stato un altro anno memorabile per l’associazione sportiva Marche in Volo, il gruppo sportivo che più di tutti in Italia si prende cura di portare in alto, molto in alto, il sogno di Icaro inseguito dai sui agonisti.
Ai Campionati Italiani di Paracadutismo RW, quest’anno, insieme alla sesta Medaglia d’ Oro Nazionale consecutiva nella massima categoria conquistata dal team Amnesya, formato da Alessandro Anderlucci, Ivan Quadrio, Chiara Brunetti e Roberto Mancini, il medagliere si è arricchito di nuove entrate degne di nota anche nella categoria Intermedi (la serie B calcistica se vogliamo fare un paragone, o la 250cc nel Moto Mondiale), con il team FMJ (Simone Lorenzano, Luca Bonini, Saverio Capuano, Massimigliano Ciccaglione,) e il team Da Vinci (Alessandro Orsili, Giovanna Lucchetti, Mattia Romani, Valerio Massimo Rogante). Queste due squadre hanno conquistato entrambe due splendidi Ori, rispettivamente la prima negli outdoor ad Arezzo, e la seconda agli Indoor a Milano, quest’ultima in una competizione incredibile e piena di colpi di scena che si è consumata fino all’ultimo secondo di gara.
Tutte le squadre hanno portato a casa quindi per Marche in Volo, ben tre medaglie d’oro complessive, una per ciascuna categoria, e per ciascuna disciplina di paracadutismo RW. Ma non solo. Un quasi argento, che é diventato un bronzo pari punteggio per impossibilità di spareggio strappato dai Da Vinci agli Outdoor in Toscana, e un Argento per gli FMJ agli Indoor di Milano. Senza dubbio una grande annata di successi con ben tre squadre di Campioni Italiani nella stessa associazione sportiva presieduta da Daniele Vallasciani. Tutte hanno ricevuto successivamente un attestato al merito sportivo firmato personalmente dal sindaco di Grottazzolina Dott. Alberto Antognozzi in una serata dedicata di premiazione.
Cos’é che rende una squadra vincente? La dedizione, il sacrificio, la visione, l’ allenamento, l’ ispirazione. Qualità che, in certi casi, vengono continuamente rammentate e condensate al massimo livello da un simbolo. Quello di squadra dei Da Vinci, quest’anno, è stato certamente meritevole di particolare attenzione, un chiaro omaggio a Leonardo, il primo essere umano a concepire la prima idea di paracadute, e un chiaro tributo all’ Uomo Vitruviano, opera da lui stesso disegnata nel maggio del 1490, che in questa occasione e per tutta la stagione di allenamenti si è vestito di altimetro, occhialini antivento, e paracadute di ultimissima generazione.
Valerio Massimo Rogante, il centrale interno dei Da Vinci che ha ideato e proposto il simbolo alla squadra, ci racconta però che c’è anche dell’altro in questa grafica che chiama esoterica. Vediamo infatti disegnati sul simbolo archetipi posizionati su particolari zone del corpo, con qualità ed energie diverse che agiscono in modo specifico, quando attivati nell’attività di lancio RW. Per questo paracadutista infatti, la caduta libera è un vero e proprio laboratorio alchemico ad alta intensità che muta in modo potente e incisivo la chimica del corpo, sviluppando alla lunga, lancio dopo lancio, qualità specifiche anche nella psiche. Questo processo diventa ancora piú intenso se la caduta libera avviene in squadra, in figure che si susseguono e nei cosiddetti “blocchi” (figure in movimento) tipici della disciplina RW (“Relative Work” o “Lavoro Relativo” in italiano) dove viene richiesta massima concentrazione, precisione, memoria, lucidità e prontezza di riflessi, un vero e proprio acceleratore di processo se vogliamo.
Tutto si svolge nell’asse verticale, l’asse della spiritualità umana, si vola verso la terra a 180/200 km orari lungo un vettore perpendicolare al terreno. E poi, alla quota prestabilita, ci si separa e si apre il paracadute. Si vede di colpo il pianeta dalla nuova prospettiva, e nel caso degli spettacolari lanci dalle Marche, anche la Costa Adriatica, il mare, gli Appennini, la spiaggia che si distende da Nord a Sud senza interruzione, si respira l’aria dei 1200 metri, improvvisamente calma e silenziosa. Nessun paracadutista é lo stesso dopo ogni lancio, nessun lancio é uguale all’altro. Si torna sulla terra e ci si ritrova “diversi”, per almeno 48/72 ore successive, a seconda di quanto ci si è allenati, e di che tipo di lanci si é scelto di fare. E si continua poi a guardare spesso in alto, ormai dal basso, anche fuori dalla Drop Zone, camminando, guidando, facendo altro, come i paracadutisti sanno bene.
Ma è questo l’unico modo di volare? Come tutti sappiamo no. L’asse del volo è anche quello convenzionale, orizzontale al terreno, e in quel caso i processi interni cambiano di nuovo, continua a raccontarci Valerio Massimo, rimanendo certamente ancora trasformativi ma qualitativamente diversi. L’uomo muta e si espande internamente solo quando si supera, aggiunge, l’unico essere vivente sulla terra che è capace di esplorare dimensioni e mondi che non gli apparterrebbero in prima istanza, l’unico essere che ad un certo punto ha conquistato l’aria, gli abissi del mare, alcune porzioni dello spazio nel sistema solare, trasformandosi ed espandendosi, via via, anche internamente.
“Sulle Marche ci si può lanciare, ma si può anche salpare…”, poi ci saluta ammiccando. “Marco Polo – Dalle Marche alle Marche” è infatti un progetto di Volo e del Territorio di cui non vuole spoilerarci nulla, se non che coinvolgerà l’Uomo, il Sogno, la Ricerca Interiore, il Volo, questa volta con un mezzo differente dal paracadute, un progetto che nasce nelle Marche, certamente, ma non solo per le Marche, a quanto pare…