“La casa è dove storia e geografia si incontrano; un tempo e un luogo che senza l’insidiamento dell’uomo finirebbero per non avere identità. Anche per tutto ciò lo spopolamento è il più grande nemico dell’equilibrio naturale nel nostro Paese”.
“Il bisogno ineliminabile dell’Uomo nelle vicende della Natura” è il fil rouge che sottende la lettura di “Mediae Terrae”, il libro che Guido Castelli, Commissario Straordinario alla Ricostruzione dei territori del sisma del 2016, ha pubblicato per i tipi di Giubilei Regnani.
Un volume essenziale, ma che si legge come un romanzo perchè vi si coglie il pathos dell’Autore; un’opera di grande interesse che ci spiega bene quanto il ri-creare sia figlio del ri-pensare. La ricostruzione non è infatti un mero ritorno al passato, ma soprattutto l’idea di lottare contro lo spopolamento per mantenere coese persone e cose.

Ogni terremoto (in Italia ne abbiamo circa venti ogni secolo capaci di produrre vittime e danni gravissimi, uno ogni cinque anni) è un momento di ripensamento della nostra comunità, sottolinea Castelli, faber che ha raccolto “esperienze, racconti e valutazioni” e li ha trasformati in Weltanshauung, prima, e azione poi. E i cardini di questo pensiero creativo sono le linee guida per rifondare un Appennino “contemporaneo, ricco di arte e cultura millenaria, aperto alle nuove reti, fisiche e virtuali, una terra di mezzo appunto tra passato e futuro”: la consapevolezza della prevenzione (solo negli ultimi 40 anni abbiamo speso più di 200 miliardi di euro per ricostruire, ne sarebbero bastati la metà per mettere in sicurezza i territori), la necessità di mutualismo e aggregazione, la ricerca di attrattività, innovazione, sicurezza e sostenibilità.
Next Appennino è il piano che ridisegna i territori del futuro, le “Mediae Terrae” che sono state la culla della cultura dell’Arte e della Spiritualità italiana ed europea, ed è un piano strategico che farà scuola.
Il sisma che ha devastato l’Italia centrale nel 2016 ha inferto un colpo mortale a una situazione già debilitata. Lo spopolamento era cominciato già da dieci anni prima con numeri da paura: dei 4300 insediamenti storici dell’area oggi sono un decimo è abitato, sono stati inoltre persi i due terzi dei terreni coltivati e a pascolo.
Anche per questo la mission della ricostruzione ha come stelle comete equilibrio e biodiversità. Come scriveva Roger Scruton, “L’ambientalismo è la quintessenza della causa conservatrice, l’esempio più vivo nel mondo, così come lo conosciamo, del partenariato tra i morti, i vivi e i non ancora nati”.
All’Uomo, che ha il compito di salvare una Natura sfregiata, spetta dunque l’azione di modernizzare attraverso la tecnologia. “Ridurre le catene di approvvigionamento – sottolinea l’Autore -, dare valore aggiunto alle materie prime locali attraverso piattaforme di trasformazione, valorizzare le competenze e le conoscenze locali, assicurare servizi e infrastrutture digitali per i residenti, sono fattori determinanti per ripristinare le funzioni ambientali, di biodiversità e idrogeologiche, oltre che culturali e storiche, di gran parte dei territori italiani oggi in abbandono”.
Il Cantiere più grande d’Europa ha il compito di trasformare i territori colpiti dal sisma in città “diffusa”, in accoglienza (meritoria è l’introduzione della flat tax al 7%), in una scommessa sul Turismo Lento, in una valorizzazione di tutte le risorse locali. Le città vanno ricostruite sostenibili e in sicurezza: i casi di Arquata del Tronto – la nuova città sorgerà su 328 tiranti che metteranno in sicurezza l’intera collina – e l’isolamento sismico di Castelluccio sono già opere che hanno reso noto al mondo la nuova realtà di queste “terre di mezzo”. Territori per cui era già stata scritta l’orazione funebre, ma che invece stanno rinascendo più forti e belli che prima.