Il pragmatismo, questo sconosciuto

Abbiamo un desiderio per i mesi che verranno, una speranza così semplice che crediamo sia la stessa di molti cittadini: che nel dibattito politico non solo non si alzino i toni ma neanche si costruiscano muri ideologici che non hanno ragione d’essere. Sinistra e destra sono categorie che possono anche essere riposte in un armadio, al momento in cui si dovrà decidere: generano confusione e sono lontane da quella concretezza che gli elettori vogliono. Non sembra che sia così, si va ancora a caccia della città ideale che vediamo solo nella foto di copertina.

La battaglia appena cominciata per le comunali a Civitanova è già poco pragmatica. L’altro giorno la lista “Dipende da noi” capitanata dal professore e filosofo Roberto Mancini ha voluto sottolineare la sua matrice di sinistra, affermando che non c’è nulla da vergognarsi al riguardo. Siamo d’accordo, ci mancherebbe. Ciò che invece ci stona è che gli obiettivi esposti – giustizia sociale, diritti, ecologia – vengano presentati come priorità della parte politica in questione: per caso gli altri candidati sono a favore del contrario? Non è anche questa una proiezione ideologica (come ai vecchi tempi)? E perchè non si apportano esempi concreti, prove diremmo del cambio proposto, come abbiamo già chiesto su questo giornale?

Ciò che crediamo sia importante è far funzionare la macchina e per farlo è necessaria, oggi più che mai, “la filiera” (Comune-Regione-Governo) per avere fondi e credibilità: se mettiamo le ideologie al primo posto, il dialogo ne esce ridimensionato. Ha scritto una volta Padre Ravasi che “la maturità comprende un sano pragmatismo, quella concretezza che non si perde nella nebbia di un vago spiritualismo”. In tempi d’emergenza come questo, non si può dirlo in maniera migliore.

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