Il tetraplegico marchigiano che ha commosso l’Italia con il suo caso può infine decidere della sua vita. Dopo il sì del Comitato Etico della Regione Marche al suicidio assistito (in applicazione della sentenza della Corte Costituzionale su caso del Dj Fabo), è arrivata in queste ore anche l’indicazione che mancava e cioè il farmaco da utilizzare (il Tiopentone). Una battaglia che è durata oltre un anno, quella del 44enne marchigiano – da dieci anni tetraplegico e incapacitato a muoversi dopo un incidente stradale -, assistito tutto questo tempo dall’associazione Luca Coscioni. Un braccio di ferro con l’Asur sull’indicazione appunto del farmaco che ha portato anche a denuncie di “tortura” per presunti ostruzionismi. Sentenza storica, commentano dall’associazione, e rilanciano sul referendum di fine vita.
Quando la Consulta ha dato il via libero, il primo, al suicidio assistito, il marchigiano 44enne aveva dichiarato in un video: “Mi sono sentito più leggero, svuotato di tutta la tensione accumulata in questi anni. Volevo essere libero di scegliere il mio fine vita. Nessuno può dirmi che non sono troppo malato per continuare a vivere in queste condizioni” e aveva sottolineato la necessità di “mettere da parte ideologie, ipocrisia, indifferenza” perchè “si sta giocando sul dolore dei malati”.
È un caso simile a quello del DJ Fabo, che in Italia ha segnato un prima o dopo sul tema dell’eutanasia. Fabo è stato accompagnato in Svizzera per il suicidio assistito e la Corte Costituzionale aveva deciso che non esiste un reato di favoreggiamento del suicidio, quando la patologia è irreversibile e la sofferenza impedisce decisioni autonome.