Un unico canto di morte, quello delle sirene d’allarme antiaeree, si diffonde in tutta l’Ucraina, da Kiev a Leopoli, da Kharkiv a Odessa. Forse è lo stesso canto dei civili trasferiti dagli stessi russi non con corridoi umanitari verso l’Occidente, ma deportati, come ai tempi del nazismo, verso la Russia. Lo stesso sindaco di Mariupol, Vadym Boichenko, ha confermato questi trasferimenti forzati. Cantano anche i missili, mai tanti come in queste ore, e la Russia ci fa sapere che ha utilizzato anche quelli supersonici, non intercettabili e che vengono lanciati anche da duemila chilometri di distanza.
Sempre a Mariupol, nella tragica galleria quotidiana di orrori, è stata bombardata una scuola con 400 persone dentro che vi si erano rifugiate. E’ la recrudescenza della guerra voluta da Putin: sa che il tempo a disposizione è quasi terminato perchè questao conflitto ha costi altissimi, perdite ingenti, truppe fiaccate nel morale. Anche al dittatore russo converrebbe accordarsi, ma ancora il mondo sta aspettando che quel pacato ottimismo sui negoziati nei giorni scorsi diventi realtà.
La Cina ancora non si schiera. Il ministro degli Esteri, Wang Yi, fa sapere che “il tempo dimostrerà che la nostra posizione è dalla parte giusta della storia”, benchè non si capisca che vogliano fare. Il presidente ucraino Zelensky torna a chiedere un incontro diretto con Putin, ma con poche speranze.