Insomma, dov’era Livio De Vivo il 20 maggio? Non all’udienza che lo vede accusato dei reati di diffamazione e stalking nei confronti dell’assessore al Bilancio, Roberta Belletti: là non l’hanno visto. In casa, malato, come attestava il certificato del dottor Tommaso Corvatta, ex sindaco di Civitanova, “impossibilitato a uscire”. O nella sede dell’Atac: ci sarebbero filmati e testimoni ad attestarlo.
Lo ha riferito ieri in aula l’avvocato Pietro Siciliano, parte civile della Belletti, che ha acquisito i filmati. Nella prossima udienza, a febbraio, si farà luce sull’assenza in aula di De Vivo e sull’accusa per i fatti che avvennero tra maggio e settembre di due anni fa. In una diretta facebook De Vivo definì l’assessore “una matta” e “di rischiare la carcerazione e controlli da parte della Guardia di finanza”.
Il politico è già stato condannato, con pena sospesa, a un anno per simulazione di reato per fatti di dieci anni fa. Una vicenda che appassionò l’opinione pubblica, in quanto De Vivo scomparì per due giorni dalla città e poi dichiarò di essere stato sequestrato da due albanesi e segregato in un appartamento senza acqua nè cibo. Vicenda non vera e da qui la condanna.