(articolo di Maurizio Verdenelli) – L’ospedale di Macerata? Cento anni or sono, realizzarlo fu come vincere la lotteria. Con un primo premio, per di più, molto al di sotto delle aspettative. Tanto che per arrivare almeno a centomila lire, ci volle la Cassa di Risparmio. Che in quell’avventuroso 1922 arrotondò a 100/110mila lire il primo premio di quell’effettiva lotteria nazionale assegnata alla città. Lo Stato si era inventato infatti quella forma ‘creativa’ di autofinanziamento.
E grande festa ci fu per la posa della fatidica prima pietra con un ospite d’eccezione: il Principe ereditario Umberto di Savoia. Il luogo? Laddove off course sorgeva il Convento di Mendicità che accoglieva dal Medioevo poveri e malati – i ricchi si curavano come noto, a casa.
Nome importante anche per la seconda parte della storia dell’ospedale maceratese. Quello edificato negli anni 60 ad implementazione del ‘vecchio’ venne infatti inaugurato da un ministro il cui nome era Giulio Andreotti. Avrebbe fatto ancora e tanta strada. Difficile invece restava quella dell’ospedale maceratese la cui sostanziale implementazione costò 325 milioni.
I problemi ‘storici’ di sussistenza e finanziamento dell’istituzione nata dal Convento di Mendicità, anche negli anni del boom e del miracolo economico marchigiano, si ripeterono infatti puntualmente. Negli anni Venti a portare il maggior numero di provvidenze statali a Macerata era stato il sindaco Ettore Ricci (1921-24): una specie di Pnrr ante litteram (in questo caso con due occhi fissi sulla Sanità pubblica) si rovesciò con grande beneficio su Macerata e i centri vicini. Una tale manna non si sarebbe più ripetuta.
Negli anni 60 mancava un Ricci, seppure alla presidenza dell’ospedale ci fosse Ezio Centioni, capace di gettare ogni volta oltre l’ostacolo. Una panacea fu trovata con la retta giornaliera di 17.000 lire (di cui 1.000 per medicine e 716 di interessi passivi). Furono anni importanti con corsi medico-scientifici internazionali ed un luminare d’eccezione: il prof. Giorgio Menghini cui Perugia ha intitolato la piazza antistante il suo Policlinico.
Una story affascinante seppure seppure alle prese sempre con conti problematici hanno raccontato ieri all’auditorium BMB, lo storico (ed assessore comunale) Silvano Iommi e il presidente Ircer, Giuliano Centioni, figlio di Ezio.
“Non c’era un euro: solo la volontà di edificare il nuovo ospedale a La Pieve. La Regione dopo aver reperito i 55 milioni per lo studio di fattibilita’, ha ora le risorse necessarie (130/140 milioni ndr) per la realizzazione” ha detto l’assessore regionale Saltamartini. Chiamato, per questioni di tempo, dal dottor Antonio Tubaldi al proscenio del convegno sulla sanità maceratese. L’assessore – lunedì in Consiglio presenta la riforma sanitaria regionale – ha riscosso commenti positivi e due applausi. Il primo alla proposta re-introdurre il servizio mensa all’interno dell’ospedale, il secondo alla sua disponibilità di rispondere in un futuro prossimo incontro a tutti i quesiti degli addetti ai lavori.