“L’invito” dell’ayatollah Khomeini a “tutti i valorosi musulmani” – la famosa fatwa per gli infedeli – è datata 1989. “Uccideteli senza indugio, in modo che nessuno oserà d’ora in poi insultare le sacre credenze dei musulmani”. E Salman Rushdie, che è entrato di diritto nell’elenco di proscrizione per il suo libro “I versi satanici”, best seller in tutto il mondo, ieri si è trovato a fare i conti con la triste realtà.
Le fatwe non scadono e un fanatico lo ha accoltellato (perderà un occhio, i nervi del braccio sono recisi e diverse pugnalate hanno danneggiato il fegato) vicino a New York nel corso di una conferenza. L’aggressore si chiama Hadi Matar, ha 24 anni, è originario di un piccolo comune del New Yersey, e, come testimoniano i presenti, “si è scagliato contro Rushdie come una furia”.
“Versi Satanici” è stato messo al bando nel mondo musulmano ormai da più di trenta anni. Ad ucciderlo – lo scrittore vive sotto scorta da sempre – aveva provato un altro fanatico nel 1989 a Londra, ma rimase vittima della bomba da lui stesso confezionata per togliere di mezzo Rushdie (sul quale pende una taglia da 3 milioni di dollari).
Il suo traduttore italiano, Ettore Capriolo, fu vittima ugualente trenta anni fa di un’aggressione e conseguente accoltellamento. Si salvò, a diffrenza di quello giapponese, Hitoshi Igarash. Rushdie, che è cittadino britannico, divenne famoso vincendo il Booker Prize con “I figli della mezzanotte”, poi nell’88 “I versetti satanici”, un romanzo in cui si rivisita in modo ironico l’islamismo.