(articolo di Maurizio Verdenelli) – Un illustre maceratese, allora quattordicenne, fu insieme con il padre tra la folla che seguì a Londra l’incoronazione di Elisabetta II il 2 giugno 1953 ad oltre un anno dall’ascesa al trono e a 69 dal ritorno della salma nella capitale, ieri sera, per l’omaggio – si prevede un milione di persone – a Westminster Hall prima dei funerali solenni lunedì prossimo. Lui è il professor Ferdinando Cappelletti, primario chirurgo, docente emerito di Chirurgia all’Università de ‘La Sapienza’ di Roma (cattedra lasciata a 72 anni d’età).
“Una giornata indimenticabile. Si andava ogni anno in Inghilterra mio padre, il dottor Luigi (titolare della notissima omonima farmacia di via Matteotti, in pieno centro del capoluogo di cui era una delle figure più popolari e amate: per tutti il ‘sor Gigi’; ndr.). Mio padre amava molto Londra e il Paese. Naturalmente l’incoronazione della sovrana ventisettenne era per tutti un evento mondiale, così anche per lui che non volle certo perderlo”.
Che ricordi, Professore, di quello storico giorno di cui in questi parlano i media mondiali nei reportage/memorial sulla Regina del Regno Unito? “La folla strabocchevole. E sopratutto le tribune tutte in legno, che facevano molto Old English, allestite lungo il percorso reale dalla reggia di Windsor all’Abbazia di Westminster”.
Ancora? “La carrozza d’oro, pesantissima (4 tonnellate) che avanzava lentamente caracollando. Pensai: deve essere molto scomoda…”.
La coppia reale? “Certo, tutti gli occhi erano per Elisabetta. Una giovane donna davvero bella. E bellissimo il marito, il Principe Filippo. Come nelle favole. Indimenticabili”.
Il professor Cappelletti (‘Nando’ per i tanti affezionati amici maceratesi) da decenni romano d’adozione, trascorre tuttavia l’estate nelle Marche: a Loreto in una residenza di famiglia sotto la Basilica con il Conero in vista e a Macerata in un palazzo cinquecentesco in via Matteotti soprastante l’ex farmacia paterna. Storico edificio dirimpettaio rispetto all’area in piazza Battisti, in cui si ritiene sorgesse la casa dei Ricci da cui partì per la sua grande avventura umana, scientifica e religiosa il gesuita Matteo.
“Per me una folgorazione, una vocazione – dice il prof. Cappelletti – Sono uno studioso dei testi ricciani e pure anche per amor suo collezionista d’arte orientale. Sopratutto cinese. Ho quattromila pezzi che metterò a disposizione, a richiesta, per il prossimo futuro museo all’Istituto Confucio a Villa Lauri. Il professor Filippo Mignini lo sa da tempo”. Ancora: “Papa Francesco, che è gesuita, dovrebbe fare di più per questa immensa personalità ‘recuperata’ negli scorsi dall’oblio europeo da parte del ‘lauretano’ san Giovanni Paolo”.
Il generoso mecenatismo di Cappelletti non ha solo padre Matteo Ricci nel ‘mirino’, ma pure la sua ‘seconda patria’: Loreto e Sisto V, il grande pontefice fermano. “Ho un bellissimo ritratto coevo del cardinale Antonio Maria Gallo, osimano. Che fu, tra tanti prestigiosi incarichi (una carriera iniziata cime vescovo di Perugia) Protettore del Santuario di Loreto e Decano del Collegio cardinalizio. Vorrei donarlo alla Santa Casa. Avrei individuato anche il luogo ideale per la sua sistemazione: quello dove si esercitò il potere di questo influente, rigoroso personaggio. Le misure ci sarebbero tutte, ma…” rivela il Professore. Tuttavia l’intervento… chirurgico non appare dei più semplici in attesa delle vincolanti valutazioni da parte del Delegato pontificio, l’arcivescovo Dal Cin.